Ace&Love: il nuovo romanzo di Andrea Falchi è uscito in libreria

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Dalla IV di copertina di ACE&LOVE

 Può una partita di tennis decidere l’esito di un colloquio di lavoro? È quello che sostiene Paolo Marcelli, ambiguo amministratore delegato di un’azienda di articoli sportivi. I tre candidati finali, infatti, si dovranno giocare il posto di direttore proprio in un doppio a tennis. La partita però finisce in rissa tra l’ambizioso Costanzo Russo e l’outsider Tommaso Raglianti sotto lo sguardo gongolante dello stesso Marcelli e quello rassegnato di Marco Santoro. Caso vuole (ma il caso davvero esiste?) che alla partita assista Raiza Giordano, ispettrice della sezione reati sessuali e contro la persona, che in passato ha avuto a che fare proprio con il Raglianti. Fra atmosfere caravaggesche e rimandi alla Ferrara dei Finzi-Contini si svolge la vicenda di questo giallo come in un vero e proprio match a tennis tra volée, smash e battute vincenti. Alla fine, ci saranno due morti e più di un colpevole. Ace&Love è il primo romanzo in cui compare Raiza Giordano, mentre sullo sfondo si muove la navigata coppia di poliziotti Silvestri-Titta.

Effetto Hawthorne, l’asimmetria del controllo

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IV di copertina

Prima o poi doveva succedere che il commissario Silvestri si imbattesse in un’indagine tutta livornese. Sciana, una donna che lavora a Castiglioncello, vede buttarsi dal ponte di Calignaia una ragazza in un giorno di pioggia battente. Novembre è il mese dell’inquietudine, della disperazione, ma c’è qualcosa, in questo suicidio, che alla donna non torna. Il colore delle scarpe della morta non coincide con quello della ragazza in bilico sul ponte. Silvestri fiuta questa esile pista e aiutato dal fido ispettore Titta, dall’anatomopatologa Lucia Trivella e dal collega della postale Artemio Franchi riuscirà a trovare il bandolo di una matassa molto intricata che si dipana nei vicoli della Venezia Nuova, passando per i Quattro Mori fino ad arrivare a Punta Righini. Un barbiere Sigaro il più delle volte incontrato in abiti circensi suggerirà al commissario che l’osservatore è in grado di modificare il comportamento altrui con il solo atto di osservare. L’effetto Hawthorne ci ricorda che siamo esseri umani che si nutrono di relazioni e che la realtà spesso è un gioco di specchi in cui la finzione non necessariamente diverge dalla verità.