“A ciascuno il suo” scriveva Sciascia nei lontani e mitici anni ’60. Forse l’accostamento sembrerà eccessivo, ma a ciascuno il suo potrebbe essere anche lo slogan di questo nuovo romanzo di Andrea Falchi. Il lettore, infatti, potrà scegliere il colore della copertina che più lo tenta, lo colpisce, il suo colore preferito in definitiva. Un concetto semplice, immediato come quello delle pagine di questo nuovo lavoro dello scrittore pisano. Sogni infranti di stelle, infatti, è una sorta di epopea familiare in cui l’amore in tutte le sue sfaccettature è il vero protagonista, è una storia sincera in cui si ride, si piange, ci si arrabbia.
“Che solletico queste piccole dita che mi sfiorano; io li adoro i bimbi perché sono veri, spontanei, non cercano alibi e si nascondono solo quando giocano a rimpiattino. Costruiscono castelli di sabbia sperando che il mare ogni volta non li distrugga, pur sapendo in cuor loro che lo farà. Ma non per questo si arrendono”.
Luigi Filippo è nato nel 1845 e nella sua lunga vita di ultra centocinquantenario ha potuto assistere all’intrecciarsi di molte generazioni. Il narratore onnisciente è proprio lui, un robusto letto in noce, che accompagna le riflessioni più intime della storia. Una storia d’amore, di passioni, di amicizie e di ricordi filtrata attraverso la lente di un lettone un po’ romantico, un po’ filosofo, un po’ brontolone che tifa, si arrabbia, soffre proprio come il più genuino degli esseri umani.
“Perché la felicità sembra che debba rispondere al principio dell’indeterminazione. Se la localizziamo non abbiamo nessuno con cui condividerla, se amiamo qualcuno non riusciamo ad afferrarla”.
“Come è potente l’amore. A volte direi anche prepotente, testardo, arrogante, incontenibile. L’amore è l’eccezione al principio di indeterminazione della felicità, è l’eccezione a qualsiasi regola scritta, inventata dall’uomo”.
Con questa storia lo scrittore Andrea Falchi affonda a piene mani nella variegata materia del romanzo d’amore (per la vita).