Sullo sfondo di una guerra atavica fra le famiglie Carducci e della Gherardesca, l’inseparabile coppia Silvestri-Titta sarà costretta a muoversi nei territori di Bibbona e Donoratico alle prese con la morte di Giovanni Tulipiero, detto il Belin, avvenuta nella pineta di Marina di Bibbona a due passi dal Santuario della Madonna del mare. Qui i due poliziotti avranno a che fare con alcuni personaggi del luogo, conosciuti da tutti coi loro soprannomi: Einstein, Civetta e Zighitoun. Fra questi spicca Ibis l’egiziano, ambiguo personaggio ai limiti della legalità, che nei momenti di tensione ama esprimersi in latino. A complicare l’indagine di Silvestri ci si metterà anche il barbiere Sigaro, alter ego onirico del commissario, che alzerà il livello di difficoltà dei suoi suggerimenti divertendosi qualche volta a confondergli le idee con indicazioni spesso fuorvianti. L’asimmetria del ritorno investirà Carlo Silvestri in tutta la sua amarezza e fragilità di uomo facendolo più volte dubitare della sua professionalità per il ruolo che ricopre. Un’indagine che ha il sapore di un buon vino rosso, magari di un Bolgheri o di un Sassicaia.