IV di copertina
Prima o poi doveva succedere che il commissario Silvestri si imbattesse in un’indagine tutta livornese. Sciana, una donna che lavora a Castiglioncello, vede buttarsi dal ponte di Calignaia una ragazza in un giorno di pioggia battente. Novembre è il mese dell’inquietudine, della disperazione, ma c’è qualcosa, in questo suicidio, che alla donna non torna. Il colore delle scarpe della morta non coincide con quello della ragazza in bilico sul ponte. Silvestri fiuta questa esile pista e aiutato dal fido ispettore Titta, dall’anatomopatologa Lucia Trivella e dal collega della postale Artemio Franchi riuscirà a trovare il bandolo di una matassa molto intricata che si dipana nei vicoli della Venezia Nuova, passando per i Quattro Mori fino ad arrivare a Punta Righini. Un barbiere Sigaro il più delle volte incontrato in abiti circensi suggerirà al commissario che l’osservatore è in grado di modificare il comportamento altrui con il solo atto di osservare. L’effetto Hawthorne ci ricorda che siamo esseri umani che si nutrono di relazioni e che la realtà spesso è un gioco di specchi in cui la finzione non necessariamente diverge dalla verità.