Nota dell’autore
Cos’è l’effetto Dunning-Kruger? Un binomio difficile da pronunciare per un atteggiamento che quotidianamente affligge il comportamento relazionale di noi esseri umani. Chi infatti quando parla con qualcun altro non tende a manifestare la sua apparente superiorità in un campo anche se la sua competenza è inferiore a quella del suo interlocutore? Magari non tutti i giorni, ma sicuramente può capitare, a qualcuno di più, a qualcuno di meno, ma capita, è fuor di dubbio. L’effetto Dunning-Kruger quindi non è altro che una distorsione cognitiva a causa della quale individui inesperti tendono a sopravvalutarsi, giudicando, a torto, le proprie abilità come superiori alla media. In questo episodio per risolvere l’indagine per duplice omicidio il commissario Silvestri, aiutato dal suo inseparabile Titta, è costretto a utilizzare una asimmetria di giudizio del tutto particolare che considerato il suo peculiare metodo investigativo gli si appiccica addosso come una seconda pelle. Al commissario non mancherà l’aiuto del suo alter ego onirico barbiere Sigaro che in questo episodio porterà Carlo Silvestri all’esasperazione comparendo prima sotto le mentite spoglie di un mendicante e poi sotto quelle feline di un gatto persiano. La coppia Gabriella-Carlo convolerà a nozze tra mille litigi e incomprensioni soprattutto dovute all’ingombrante presenza dello stesso Sigaro. Nonostante l’ambientazione geografica del romanzo sia quella a me familiare del quartiere di San Michele degli Scalzi, non c’è relazione tra i personaggi che bazzicano il libro e quelli che frequento quotidianamente. O meglio se qualcuno si ci ritrovasse è normale, lo scrittore attinge sempre dalla realtà, ma sappia il lettore che non c’è alcun nesso tra la persona e il personaggio.